Le immagini del parto e come influiscono la nostra cultura

Le immagini del parto e come influiscono la nostra cultura

Per la giornata internazionale del parto in casa 2018 parliamo di immagini e immaginario collettivo del parto e della nascita.

Di recente vidi una locandina di un seminario di gestione del dolore del parto. Mi chiesi come mai c’è sempre la “tipica” immagine, quella della donna supina sfigurata dal dolore. Beh’, trattandosi di un seminario che parla di questo, comprendo la raffigurazione del dolore, ma vorrei andare oltre e parlare delle immagini del parto. Subito dopo andai a “googlare” parto, partorire, nascita e la mia intuizione venne confermata.

Se si pensa al parto si pensa alla donna in preda al dolore, su di un letto (se va bene), altrimenti su un lettino da ginecologia e quindi ancora più limitata nei suoi movimenti, magari pure a gambe all’aria e contornata da persone, che nella migliore delle ipotesi sono una persona di fiducia, come può essere il padre del bambino oppure una doula, e un’ostetrica, ma nella peggiore, un armamentario di persone in camice azzurro o verde, con mascherina, cuffia ai capelli, magari durante un bel cambio turno e quindi altre persone estranee…

Mentre comprendo le regole di un ospedale, che ha come intento quello di salvaguardare il massimo igiene e mantenere il controllo su tutto ciò che accade, mi rattrista pensare che nel 2018 si partorisce ancora “delegando”. Tante donne non sanno nemmeno che hanno il diritto di potersi muovere come vogliono e che spesso è proprio un bisogno! Non sanno che non devono digiunare o rimanere assetate per ore, non sanno che il bambino quando esce dal loro nido interiore, lo possono prendere con le loro mani e mantenere subito quella continuità e facendolo entrare nel nido esteriore, ma sempre all’odore e sapore di mamma, fra le loro braccia, sulla pancia o sul loro petto. Già, non lo sanno e queste informazioni non vengono nemmeno tanto incentivate. Perché? Perché non è la priorità dell’ospedale. E cosa ci vorrebbe che questo lo diventasse, nell’ottica della salutogenesi e vera prevenzione?

Il parto, se non in rare eccezioni, è un processo naturale che fila liscio come l’olio. Non è privo di dolore, in quanto funge da guida perfetta per fare ottenere al piccolino la migliore via d’uscita dal grembo, ma come anche la campagna #bastatacere ha contribuito a diffondere, tanto si può ancora fare per salvaguardare la fisiologia del parto, la salute della mamma e del bambino (intesa come salute completa, psicofisica, emotiva e sociale e non come mera assenza di patologia).

Ed ecco che quando si parla e pensa al parto le immagini che emergono nella nostra testa sono quelle inculcate da decenni dai media, in particolare dalla televisione, perché almeno che non siamo ostetriche o ginecologhe o doule, non avremo assistito a tanti parti nella nostra vita. E cosa ci viene trasmesso? Provate a farvi venire in mente qualche scena di film (o addirittura spot pubblicitario) in cui nasce un bambino.

Ben diverso è l’immaginario del parto in casa. E basta “googlare”, eh? Spariscono la maggior parte di camici e folla di gente attorno alla partoriente (non sempre le foto corrispondo esattamente alla ricerca – immagino sia per quello), cala in silenzio (e sì, perché è questo che si percepisce dalle foto) e che non vuol dire che la donna non possa gridare, vocalizzare, cantare, anzi, qui è davvero libera di farlo e soprattutto si sente libera di farlo! Ma il silenzio è rispettato se c’è ed è anche un silenzio da parte degli “operatori”, non ci sono domande a raffica o rumori ospedalieri che non fanno che disturbare e distrarre da sé stesse.

Si intravedono molte più vasche, anche se il parto in casa non è obbligatorio farlo in acqua, rimane sempre una scelta e una possibilità, come anche tanti ospedali fortunatamente si sono attrezzati con queste. Il rischio è solo che sia occupata oppure che non ti facciano entrare in acqua, perché non rientra nel loro piano.

Ecco una mamma, Valeria Milazzo, che ha donato il suo racconto al libro “Parto e nasco in casa”, che ha condiviso con noi anche delle immagini dei suoi parti in casa:

(foto del travaglio e nascita della terza figlia scattate da info@eloisaphoto.com,
tranne la 3^e la 4^ che sono del secondo figlio)

Ed ora che abbiamo riflettuto sulle immagini che emergono a seconda del parto che si ricerca, potremmo chiederci: che tipo di immagini vogliamo nutrire? Anche Michel Odent ci ricorda in alcuni dei suoi libri che i luoghi del parti possono essere migliorati tantissimo e adattati alla parte più istintiva delle donne a discapito di quella razionale (che in quel momento diventa solo un ostacolo e che invece diventa prerogativa di chi sta accanto alla partoriente e su cui si può fare affidamento e lasciarsi andare).

Se potessimo usare la bacchetta magica e immaginarci un nuovo mondo del parto… come sarebbe? Buona giornata internazionale del parto in casa.

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